La sabbia della Spagna

I PREPARATIVI

Giugno 2015. Ci penso ormai da un po’ e, ispirato dai racconti di una miriade di motoviaggiatori solitari, decido di provare. Il mio primo viaggio in solitaria

Con una voglia folle di sterrato e deserto ma non sentendomi ancora pronto per quello vero, quello africano, comincio a valutare quale potrebbe essere la mia meta. La ricerca è breve, i deserti europei più grandi e famosi sono due e tutti in Spagna: il deserto di Tabernas e il Bardenas Reales.

Butto giù un itinerario veloce e quello che ne risulta sono 6338 km tra cui 900 fuoristrada, come obiettivo principale la Sabbia della Spagna e punto di arrivo Cabo da Roca.

La fedele compagna di allora è un Honda Transalp XL 650 V del 2006, la Lurida, indistruttibile macina chilometri. Tanto brutta quanto affidabile (si scherza, più o meno…  ), ha accompagnato i miei primi 30000 km da motociclista. Per affrontare il viaggio l’ho equipaggiata con pneumatici Heidenau K60 Scout, paramani Acerbis Rally Brush, manubrio Rental 613, coppia di valige Givi Keyless E41e bauletto Kappa Garda 52. Amando il campeggio trascorrerò tutte le notti in  in tenda.

Moto pronta, itinerario deciso e io non vedo l’ora di partire, curioso di scoprire cosa significa viaggiare in moto, da soli.

VERSO OVEST

La mattina del 7 agosto parto, moto carica come un mulo, io pieno di aspettative e con quella sensazione di euforia che si percepisce ogni volta che si affronta qualcosa di nuovo. Sono spaventato ma allo stesso tempo con una voglia esagerata di macinare chilometri.

Decido di fare tutta autostrada per avere più tempo di godermi la Spagna, quindi i primi 1200 km sono noiosi e stancanti, ma in due giorni arrivo a Barcellona

Fa caldissimo, appena varcata la spagna il termometro schizza a 45 gradi e gli incendi non sono rari. Imparo presto che per sopportare il caldo ci si deve fermare spesso per reidratarsi.

A Barcellona incontro Laura, una ragazza Danese che, dopo essersi laureata, ha deciso di intraprendere un viaggio in solitaria in bici in direzione Portogallo. E io che mi credevo bravo, a guardare lei mi sento scarsissimo!

COME LA LUNA

Si offre addirittura di cucinare per me, preparando dei noodles con verdure miste. Peccato che all’interno ci siano i funghi, cibo che suscita in me un profondo disgusto ma che per non darle dispiacere mangio e le faccio i complimenti…

Mi prendo un giorno di pausa per visitare la città e l’indomani parto in direzione Almería, passando per Valencia

La strada dell’entroterra che collega Valencia all’Almería è uno spettacolo, 450 km di strada in mezzo a un paesaggio desertico caratterizzato da rocce e terra bianche, quasi lunare. Nel corso del tragitto sosto in bellissimi campeggi in riva al mare dove incontro altri viaggiatori, come due amici tedeschi diciottenni che con le loro vecchie Simson 50 hanno intrapreso un lungo (e lento) viaggio alla scoperta della Spagna, e due toscani che mi offrono una cena a base di pasta cucinata da loro.

Domani comincia la vera sfida, il primo deserto che affronterò: il Tarbenas, dove hanno girato molti vecchi film western, tra cui quelli di Sergio Leone come il buono, il brutto e il cattivo e per un pugno di dollari!

IL MIO PRIMO DESERTO

A La Garrofa decido di svegliarmi presto, scaricare tutti i bagagli dalla moto e partire verso nord con un unico pensiero in testa: il tanto sognato deserto di Tabernas.

Al primo distributore mi fermo per fare il pieno e sgonfiare  un po’ le gomme, in modo da aumentare il grip sui fondi sabbiosi che mi aspettano. Con me solo lo stretto necessario: tutto il necessario per smontare la moto da cima a fondo in caso di problemi, una bottiglia di acqua e degli snack di dubbia provenienza geografica e morale.

Avvicinandomi sempre di più verso il deserto il paesaggio intorno a me cambia molto, si cominciano ad intravedere i primi paeselli isolati con i tipici bar alla “Far West“, dove non passo inosservato ai molti paesani intenti a riposarsi sotto il sole già cocente del mattino.

Entro in una stradina tortuosa e stretta e dopo qualche centinaia di metri ecco che si apre davanti a me il Tabernas. Non è il classico deserto che ci si aspetta, dune a perdita d’occhio e sabbia fine. È invece caratterizzato da una sabbia marrone-grigiastra e si sviluppa per parecchi chilometri in piste sconnesse in mezzo ad alte colline rocciose. La sensazione di solitudine ed il silenzio di tomba sono comunque sconvolgenti.

Comincio così a divertirmi dando gas alla moto, sparando un po’ di sabbia qua e la e rischiando non poche volte di ammazzarmi. Scopro subito che guidare sulla sabbia non è semplicissimo, ma imparo in fretta.

La giornata passa in fretta e verso le 19 torno in campeggio, stanco ma felice per essermi finalmente sfogato sulla sabbia della Spagna.

PICO DEL VELETA - Tarifa

Il giorno seguente percorro la strada che porta al Pico del Veleta (in Sierra Nevada), la strada asfaltata più alta d’Europa con i suoi 3392 m, purtroppo però ora è percorribile in moto “solo” fino a 2500 m. Senza ombra di dubbio una delle salite più belle che abbia mai fatto: asfalto perfetto con tratti a tre corsie e panorama mozzafiato.

Mi dirigo a Tarifa (stretto di Gibilterra), che è il punto più a sud di tutta l’Europa continentale. Da qui si riesce a vedere l’Africa (il Marocco, per la precisione) e appena mi rendo conto di riuscire a distinguere chiaramente le sue coste è un’emozione pazzesca. Una cosa è certa, prima o poi la conquisterò! Qui vengo improvvisamente investito da fortissime raffiche di vento che mi obbligano a fermarmi per evitare di cadere.

Dopo una nottata tormentata dal forte vento atlantico che continua imperterrito a soffiare, decido di virare verso Mérida e fare autostrada. In questo modo posso dirigermi verso Lisbona evitando la parte costiera del Portogallo e le forti raffiche di quei giorni.

L’autostrada che unisce Mérida a Lisbona è una lunghissima linea dritta che separa una terra piatta e ricca di arbusti e alberi che ricordano quelli della savana. Il caldo è sempre torrido ma dopo parecchie ore passo Lisbona e il suo caratteristico “Ponte 25 de Abril” da cui si vede l’imponente statua del Santuario Nazionale del Cristo Re.

Ma il mio obiettivo è più in la, dopo le montagne e si affaccia sull’Atlantico: Cabo da Roca.